“Un Gioco da Ragazzi” – Enrico Ruggeri (ed. La Nave di Teseo, 2020)

Solitamente mi piace raccontare i libri, ma non entrando troppo nei particolari. Non sono come un disco o un film, il libro va assaporato e rovinare le sorprese che uno troverà fra le pagine profumate della carta, non è mai una buona idea. Sono un romantico lo so, vi parlo di carta quando siamo nell’epoca digitale, non nego la comodità dei lettori di e-book, ma ne affermo la mancanza di emozione e appunto romanticismo. Il libro crea un’emozione unica, la stessa che regala un vinile, aprirlo piano piano, apprezzare lo sforzo del grafico nel creare la copertina, lasciare un segnalibro, sentire le pagine scorrere fra le dita e dai perchè no, un libro fisico è anche arredamento. Anche più di altre volte mi sento di consigliare la lettura di questo romanzo in formato da tenere fra le mani e sfogliare, proprio per la storia così dannatamente vintage e nostalgica di un passato che volenti o nolenti ha segnato le nostre vite e che lascia strascichi ancora oggi. Lo dico subito è una lettura impegnativa, perchè obbliga a pensare, ma nonostante tutto questo l’abilità di Enrico Ruggeri come narratore, la fa scorrere via veloce e senza accorgervi arriverete in fretta alla fine di un’epopea familiare raccontata con maestria e intensità. Si dice che uno scrittore debba scrivere di cose e luoghi che conosce bene, di certo vale per questo libro perchè Ruggeri la Milano di quegli anni l’ha vissuta e la conosce come le sue tasche e ce la racconta con una sincerità super partes che è riuscita quasi a nessuno. Solitamente uno si schiera, è nella natura dell’uomo diventare tifoso di una parte, ma il Rouge non lo fa e attraverso la storia di due fratelli : Mario quello impegnato nelle lotte della sinistra studentesca e Vincenzo quello così diverso dal fratello maggiore che trova nella destra le risposte che stava cercando, ci narra l’Italia degli anni di piombo. Non ci si schiera, ma si sviscera la storia della famiglia Scarrone, dei genitori professori e della sorella Aurora che diventerà con la sua figura un po’ mamma e un po’ arbitro, delle vicende dei fratelli. Si vedranno attraverso gli occhi di due giovani illusi di cambiare le cose, fatti che hanno realmente scosso alle fondamenta il nostro paese, vedremo i personaggi sfiorare questi fatti fra piombo, rapimenti e bombe, ma vedremo anche che si scopriranno solo idealisti in mano a un gioco più grande di loro di cui saranno le vittime (come tanti altri). La storia della famiglia passa attraverso il periodo del boom economico degli anni ’60, il televisore, i giradischi fino ad arrivare quasi a sfiorarci con la fine della storia e i primi cellulari, ci possiamo riconoscere, siamo noi le nostre illusioni di un futuro diverso e le battaglie che sono quelle giuste per chi le combatte, il nemico sono gli altri e la macchina si frega le mani e gioisce. Un viaggio emozionante quello in cui ci accompagna Ruggeri che regala ai suoi fans più duri e puri anche delle chicche straordinarie come certe citazioni prese dai suoi pezzi, ma soprattutto un cammeo d’autore, una chicca. Non ve la svelo, come detto non mi piace rovinare le sorprese, ma successe tutto la sera del 4 ottobre 1977 a Milano, non lo fa distorcendo la storia che stava raccontando, ma inserisce, con un’abilità narrativa degna dei grandi romanzieri, un episodio personale che si incastra perfettamente nella vicenda, un po’ come la partecipazione di Aurora ad uno dei più grandi concerti mai visti, il Live Aid ’85 a Wembley.  Un libro emozionante, sincero e mai banale, i personaggi sembrano reali e magari qualcuno potrà riconoscervi un amico, un parente, un conoscente e questo ce lo fa sentire anche più vicino. C’è l’importanza della musica, una colonna sonora sempre presente, David Bowie, Lou Reed, il punk, il vinile ascoltato con gli amici e poi i concerti, la Londra che è sempre stata il miraggio per i giovani amanti del rock (e qui l’autore racconta un po’ anche se stesso).  E’ soprattutto un romanzo coraggioso perchè si addentra nel campo minato che sono stati quegli anni in Italia, senza rischiare mai di schierarsi o condannare, ma solo raccontando attraverso i pensieri dei due giovani due fazioni contrapposte dell’epoca, fatti e personaggi controversi, forse il punto di vista dell’autore si riconosce più nel mio personaggio preferito della storia e cioè quella sorella Aurora, che proprio grazie alla musica visse questa storia come sorvolandola dall’alto, vedendo le macerie materiali e dei sentimenti lasciate da anni tragici, soffrendo per la sua impotenza nel vedere la vita dei suoi due fratelli perdersi nelle ideologie nemiche e la vita della sua famiglia così profondamente rovinata da tutto questo. Un libro che consiglio a tutti ma soprattutto ai giovani che sanno poco di un periodo che ancora oggi ci mostra le cicatrici che ha lasciato sul volto del nostro paese.

Buona lettura

Trex Willer

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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