“Tutto Scorre” – Enrico Ruggeri (1985)

Ci sono ricordi che non ti lasciano mai, rimangono impressi nella memoria come una polaroid, magari perdono quella chiarezza di una foto appena scattata, si impolverano, sbiadiscono ma sono sempre lì in attesa di essere spolverati e riportati al presente. Ecco uno dei miei primi ricordi legati ad un disco e alla musica sono tornati prepotentemente al presente della mia memoria quando sfogliando i miei vinili, fra odore di usato e passato, ho ripreso fra le mani questo disco del 1985 di Enrico Ruggeri : Tutto Scorre. Un disco che mia madre e mio padre comprarono attirati da quell’aura di cantante non allineato, originale e sempre diverso da tutto e tutti (una caratteristica questo amore per la musica non commerciale che ha segnato anche il mio DNA). Il ricordo è vivido, di quei sabato pomeriggio nei quali mia madre faceva i mestieri e metteva sempre la musica, è sempre stata parte della famiglia e tante volte metteva questo disco e mi rimanevano impressi quei testi così difficili e intellettuali, quella musica così particolare, ero piccolo è vero ma queste cose rimangono come un imprinting nella memoria. L’amore per questo artista non mi ha abbandonato più, nonostante alle medie, al liceo quasi nessuno lo amasse, troppo strano, poco commerciale ma io in tutta la mia vita nei miei gusti musicali sono sempre stato ruggeriano : mai allineato alla massa, sempre diverso. Non ho mai amato la musica italiana che amavano tutti (e amano) ma qualcosa ascoltavo mentre oggi che l’ho abbandonata quasi del tutto e ascolto country indipendente, blues e rock americano (e anche inglese), non ho mai smesso di ascoltare Enrico Ruggeri. La sua musica e i suoi testi mi hanno sempre accompagnato, mai banale e sempre sincero, coraggioso come quando ha osato con successo anche la carriera di scrittore (a questo link trovate la mia recensione della sua ultima fatica letteraria https://www.trexroads.com/un-gioco-da-ragazzi-enrico-ruggeri-ed-la-nave-di-teseo-2020/ ). Tutto Scorre è stato il primo disco che ho conosciuto e che mi ricordo di aver ascoltato (assieme a Making Movies dei Dire Straits, ebbene si i miei genitori avevano un gusto musicale sopraffino!) e anche oggi riascoltarlo ogni tanto mi è quasi naturale, nonostante il Rouge negli anni ci abbia regalato altre perle (anche precedenti),  questo per me rimane il suo album più riuscito, completo e incisivo. Aveva un unico difetto che all’epoca fece la differenza soprattutto nelle vendite : non aveva un singolo trascinante, una canzone che faceva più presa sull’orecchio, però il livello delle 10 canzoni (12 nella versione che oggi trovate digitale o cd) è talmente alto che a parer mio non è mai stato un vero difetto ma una qualità. Ruggeri veniva da un disco che aveva avuto un buon successo nel 1984 Presente (diviso fra una parte studio e una parte presa live) che aveva sfruttato la partecipazione al Festival di Sanremo di quell’anno con la stupenda Nuovo Swing. Una canzone che aveva mostrato al mondo la passione di Enrico per il cantautorato di stampo francese, quell’anima di chansonnier colto e acuto che da quel giorno lo accompagnò tanto quanto la sua anima rock e punk, un dualismo che è il suo marchio di fabbrica. La band alle spalle in questo lavoro è eccellenza musicale italiana, i celebri Champagne Molotov : Luigi Fiore alla batteria, Renato Meli al basso, Alberto Rocchetti alle tastiere, Stefania Schiavone al pianoforte e soprattutto alla chitarra Luigi Schiavone, talento sopraffino e uno dei maggiori esponenti italiani della sei corde. Un sodalizio che durava dal primo disco solista, Champagne Molotov appunto (1981) e continuato fino ai giorni nostri (Alma del 2019 è il primo disco di Ruggeri senza Schiavone). Dicevo 12 pezzi su cd perchè ci sono due pezzi che su vinile non sono stati inseriti e cioè la cover di Charles Aznavour, A mia Moglie, una triste ballata dominata dal pianoforte e La Prima Sigaretta, la b-side del singolo Poco Più di Niente, una riflessione sull’adolescenza sorretta dal dualismo chitarra acustica e sintetizzatore. La vera e propria apertura del disco è Il Futuro è un’ipotesi, musicalmente è un rock pop che ha nelle tastiere il suo segreto, spezzate ogni tanto dalle chitarre, ma è il testo che fa la differenza fra un autore normale e Ruggeri. Ironico e malinconico, sincero e mai banale in questa riflessione sul futuro che diventa una scusa per ripensarci poi, per chi vi scrive uno dei testi ruggeriani preferiti. Il rock resta in auge con il riff di In Trincea e col giro di basso di Meli, gli anni ’80 dominati da tastiere ed elettronica sono sempre presenti ma il furore rock non viene accantonato mai del tutto. L’incipit di La Vite Corre Ancora e il suo testo iniziale la fa sembrare una canzone disperata sulla solitudine, sull’amore finito mentre sia musicalmente che liricamente la canzone ha un climax di solarità e speranza che spezza questa sensazione cupa. Il passaggio “canto l’amore / perchè mi fa paura e finche dura canterò / Scrivo di donne perchè non le comprendo / e forse mi nascondo un pò.” è uno dei più alti del disco, disarmante semplicità nell’arrivare al nocciolo della questione, talento unico. La successiva Beneficio d’Inventario musicalmente è una dimostrazione di talento assoluto, giro di basso dal groove irresistibile, tastiere e svisate di chitarra, poche band in Italia potevano suonare un pezzo così e divenne uno dei must dei suoi live, rock ma dall’animo chansonnier e chi c’aveva mai nemmeno pensato? Ascoltatevi il testo e poi trovatene un altro che avrebbe potuto pensarlo. Piccolo gioiello di rock italiano, ovviamente sottovalutato. Il fatto che questo album nacque dopo che la band passò l’inverno del 1984 in un castello ha probabilmente ispirato il testo di In Questa Vecchia Casa, sorretto da un lavoro eccezionale delle tastiere e dalla voce bassa e cupa di un Ruggeri in forma smagliante. Poco più di Niente (che venne poi portata al Festivalbar 1985 come singolo) è molto rock, un duello tastiere e chitarre che piace ad ogni ascolto di più mentre la prestazione vocale è forse una delle migliori mai eseguite dal Rouge, alta e bassa, urlata e calma come la sua anima musicale : un pò cantautore poeta, un po’ punk rocker arrabbiato. La seguente Non sono incluse Batterie prosegue questo sentimento rock e anzi è la più rock del disco e una delle più sottovalutate della sua carriera per quanto mi riguarda. Il tocco di Schiavone non è mai banale e trascina ma Rocchetti non è da meno regalando un pezzo di pop-rock magistrale, certo il testo non è uno dei più intellettuali ma si incastra alla perfezione, fino ad arrivare ad un assolo di sintetizzatore divertente e coinvolgente. Dicevamo del suo amore per la canzone d’autore francese, ne trovate tanti nella sua carriera di riferimenti ed ecco Savoir-Fare ne è uno dei più fulgidi esempi, molto elettronica di sottofondo e un testo ispirato che esplode nel ritornello francese. Siamo quasi alla fine e Fantasmi di città rialza il ritmo con un’altra prestazione eccezionale di Rocchetti, ci sono i cori quasi gotici dei presunti fantasmi e il testo è una velata critica alla vita frenetica delle metropoli che in quegli anni cominciava a diventare già insopportabile ed invadente. Un’altra delle mie canzoni preferite-sottovalutate del Rouge che è il prologo de L’Ultimo Pensiero, una ballata malinconica che inizia pianoforte e voce, nostalgica e realista che però ha un bridge quasi da cabaret, anche qui l’anima francese prende il sopravvento, quasi portandoci al Moulin Rouge mentre Ruggeri ci dice che “una notte che incombe minacciosa / su storie tra il silenzio e il nero / e scivolando tra una spina e una rosa / ti porti l’ultimo pensiero.” finendo quasi come un concerto in un club fumoso di Pigalle degli anni ’30.  Un disco che realmente non ha una canzone trainante che spicca, ma ha dei picchi musicali e lirici che lo consacrarono come uno dei più grandi cantautori non allineati italiani, sicuramente non commerciale, mai banale, mai associabile ad una musica di facile ascolto ma che ha sempre regalato emozioni uniche a chi ha sempre preferito la qualità alla quantità di passaggi radiofonici. Se vi sentite musicalmente snob, come il sottoscritto, di quelli che non riescono ad ascoltare musica banale e politicamente corretta, ecco è il disco per voi e di certo Enrico Ruggeri è l’artista per voi, se ancora ci fosse qualcuno che non conosce uno dei più grandi artisti che la musica italiana abbia mai avuto, pioniere del punk e del rock intellettuale, scrittore e presentatore ma soprattutto pensatore libero. Una recensione che dovevo fare per uno dei dischi che mi ha iniziato alla musica di qualità e che non abbandonerà mai la mia memoria e il mio piatto giradischi, pezzo pregiato della mia collezione musicale. Se siete fan e amate il Rouge, come il sottoscritto, è d’obbligo visitare e mettere like alla pagina del Fan Base ufficiale a questo link https://www.facebook.com/EnricoRuggeriFanBase , gestito con amore e devozione,  pieno zeppo di video, interviste e sempre aggiornato sul mondo Rouge.

Buon ascolto

Trex Willer

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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