“Starting Over” – Chris Stapleton (2020)

Sono passati 3 anni da quel 2017 che ha visto Chris Stapleton, regalarci ben due dischi (From A Room Volume 1 e 2), due lavori eccezionali, brevi asciutti ma di un’intensità unica, la sua voce indimenticabile, i suoi testi così poetici. Il suo mischiare country, rock, blues, southern rock e usare la sua voce come un cantante soul sono caratteristiche uniche, ma così poco commerciali che avevo un timore, una paura che mi assale quando un cantante di culto, di quelli che non badano alle mode, alle classifiche diventa famosissimo ed è richiesto dal mainstream. La paura che perdesse quella voglia di suonare e cantare ancora outlaw country, di raccontarci storie vere, di fare avvicinare a queste sonorità così di nicchia il grande pubblico senza snaturarsi mai, perchè basta la sua voce e la sua chitarra. Ecco questa paura è stata spazzata via in un attimo, il secondo che passa dal premere play alle prime note che escono dagli speaker : è lui, è rimasto lo stesso del meraviglioso esordio Traveller del 2015 e se il titolo dell’album e del primo brano, Starting Over è in pratica ricominciare, lui non pare ricominciare anzi continua il filo conduttore che è il suo marchio di fabbrica : un mix sapiente di poesia e outlaw country, oscillando fra rock e blues, fra soul e folk, usando la sua voce come uno strumento e facendosi aiutare nella produzione dal mago delle console di Nashville, Dave Cobb, che suona anche la chitarra acustica. Rileggendo gli articoli che avevo scritto anche per gli altri 3 dischi della sua breve ma leggendaria carriera, mi devo però ripetere : non c’è un secondo fuori posto, non c’è nulla che non valga la pena di ascoltare ed essere ricordato. Si piange, si ride, si balla, ci si commuove ascoltando storie che potrebbero essere le nostre, così semplici ma così poetiche e che dire del sound? Ogni pezzo è una piccola gemma, senza eccezioni! E se pensate che, come nel suo esordio, il disco è composto da 14 brani (tantissimi per le esigenze commerciali “normali” ), allora avrete la percezione della grandezza di questo artista. La title-track è una cavalcata quasi folk, la chitarra acustica di Chris accompagna nel viaggio la sua meravigliosa voce che ci racconta di come si possa sempre ricominciare, senza aver paura di fallire, di perdere. Come sempre la voce dell’adorata moglie Morgane è il perfetto completamento e il brano è già un classico. Stapleton imbraccia la chitarra elettrica e graffia l’aria con un riff assassino e in Devil Always Made Me Think Twice ci accompagna nei lidi che furono di Waylon Jennings, un brano di outlaw country eccezionale, con un assolo tagliente, emozionante. Il suono è perfetto, nulla è lasciato al caso. Il testo ci parla di come l’educazione sia importante, dio ci guida ma le tentazioni del lato oscuro siano difficile da tenere lontane, semplice ma incisivo. Una melodia malinconica e triste è introdotta dal pianoforte di Benmont Tench, parte Cold, poi la voce incredibile di Stapleton ci regala un brano intenso e toccante, le sue parole disperate di un amore ormai finito quasi commuovono. Perfezione è l’arrangiamento quasi orchestrale del brano che è la classica ciliegia sulla torta, il tocco in più di un brano già di per sé bellissimo ma che con l’aiuto dei violini, dei violoncelli e della viola acquista un pathos che righerà più di un viso con lacrime amare. Altra ballata romantica ma questa volta è una dedica, When I’m With You è una dedica emozionante e bellissima alla moglie “I posti in cui sono stato / ce ne sono alcuni in cui tornerei / e da qualche parte non tornerò più / e la maggior parte delle volte / mi sento come se mi stessi dissolvendo nella notte / ma quando sono con te / mi sento come un sognatore che ha realizzato tutti i suoi sogni / come se i miei cieli fossero tutti blu / quando sono con te” . Un pezzo di country classico ma che la voce di Stapleton intrecciata a quella della moglie rende unica, lo possiamo già immaginare sul palco a cantare assieme a lei mentre si fissano per lunghissimi minuti. Il vero completamento di un grande artista. La tensione e l’emozione erano talmente alte con queste due ballate che il buon Chris deve aver pensato ora facciamo una bella road song e con Arkansas ci regala un brano quasi southern rock, sporco e divertente, un viaggio attraverso un bellissimo stato spesso dimenticato dai circuiti turistici ma dove “tutti i ragazzi e le ragazze sanno come divertirsi”. Il lavoro delle chitarre è eccezionale, ci si scatena e si ha voglia appena finita di farla ripartire. Ci voleva! La successiva è una cover di John Fogerty (Creedence Clearwater Revival), Joy of My Life, ballata acustica che come in tutto il disco è resa unica da una voce che una volta conosciuta, non vorrete lasciare mai. Altra dedica direttissima alla moglie Morgane, qualcuno alla fine l’altra metà della mela la trova davvero. Riferimento diretto al grande Steve Earle sia nella musica ma anche nella storia narrata in Hillbilly Blood, uno stupendo country dal sapore rock, che racconta la vita della sua terra e come in Copperhead Road di Earle, Stapleton aggiunge ad una storia inventata, immagini di vissuto nella sua contea di Pike. Molti suoi conterranei si saranno riconosciuti e ameranno alla follia questa storia di strada e vita vera. La perdita di un cane per chi lo ha vissuto è una cosa che tocca il cuore e l’animo, ecco nella ballata Maggie’s Song l’artista ci narra a cuore aperto la storia di questo sentimento che è impossibile spiegare a chi non lo ha vissuto. Semplice ma commovente, molto personale si ma tutti ci si possono riconoscere. Whiskey Sunrise è un polveroso e trascinato brano di puro outlaw country, storie di anime che si struggono e cercano nel fondo di un bicchiere di whiskey la risposta che non arriverà e che l’alba ti farà capire quanto sia stato un errore cercarla li. Non inventa nulla ma la sua voce rende il tutto come mai sentito prima. Bellissimo e tagliente l’assolo finale. Seguono due cover di uno dei più grandi storyteller americani, Guy Clark, dalla fantastica discografia del grande texano Stapleton sceglie Worry B Gone, e ci regala uno stupendo honky tonk di quelli da cantare e ballare sulle assi di un polveroso saloon del Texas e la struggente ballata Old Friends, a cui rende giustizia e regala una nuova giovinezza. Spesso trascurato, Clark è sicuramente da considerare uno dei più grandi di sempre e le due cover sono lì a dimostrarcelo. L’aria si fa pesante, è cominciata Watch You Burn, suono sporco e voce cattiva, non c’è nulla di politicamente corretto qui solo un terapeutico desiderio di vendetta e giustizia. La storia a cui si riferisce è quella ben nota del terrorista che sparò sulla folla accorsa per il festival country Route 91-Harvest a Las Vegas. Uno sfogo sorprendente ma dovuto, Stapleton senza mezzi termini con una voce mai così rock, dice al terrorista (codardo che prende la pistola e spara su gente che vuole solo divertirsi)  che “avrai il tuo turno / il Diavolo ti guarderà bruciare”. Niente di politico solo una sana rabbia per una tragedia allucinante e senza senso. Ci sono molti elementi di questo disco che ricordano Tom Petty e i suoi Hertabreakers non solo per il feeling ma anche per gli strumentisti, il già citato Tench ma anche Mike Campbell che è co-autore del brano e ci regala il suono della sua chitarra elettrica per il pezzo secondo più spiazzante e per questo più bello di un già stupendo disco.  La successiva, You Should Probably Leave, stempera la tensione ed è una delle canzoni più amate dai fan che l’hanno ascoltata tantissime volte ai suoi concerti, ma che Stapleton non aveva mai registrato solo suonato live. Il pezzo che ci parla di decisioni sbagliate, suona come una ballata solare ma dall’anima malinconica ed  è il preludio della chiusura del disco e forse del cerchio cominciato con Traveller. Un viaggio incredibile che lo aveva portato nella città della musica americana e quindi con Nashville, TN regala quasi un messaggio d’addio a tutto quello che significa per lui questa città dopo aver raggiunto il successo fra mille difficoltà. Ora che è realizzato, si sente troppo diverso da questo mondo e in questa magnifica, malinconica ballata, aiutato dalla voce di Morgane, dice addio a modo suo : “mi hai costruito / mi hai liberato / hai distrutto i miei ricordi / quindi tu sei tu e io sarò me stesso / così a lungo Nashville, Tennessee”. Stupenda, breve ma intensa. Un disco semplice e perfetto, così come la copertina bianca che riproduce la scritta a mano delle bobine di registrazione : titolo e autore. Nient’altro vi serve sapere, ormai è un sigillo di garanzia il suo nome e la sua voce, certo la paura che avesse deviato versi lidi commerciali viste le collaborazioni di questi anni, era tanta ma sono bastate poche note per capire che non ci sono classifiche che tengano quando si crede in ciò che si fa e si ha il talento che dio ha regalato a Chris Stapleton. La sua voce cura l’anima fidatevi di me, qualsiasi genere amiate o ascoltiate, scopritelo se non lo conoscete, non lo abbandonerete più.

Buon ascolto, 

Trex Willer

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link :  https://www.trexroads.com/starting-over-chris-stapleton-2020/ )

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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