“First Rays of the New Rising Sun” – Jimi Hendrix (1997)

Dopo l’inopinata morte di Jimi Hendrix avvenuta il 18 settembre 1970, il controllo della discografia, dei nastri e delle sue idee erano in mano allo strambo personaggio che rispondeva al nome di Mike Jeffrey: un imprenditore la cui storia è quanto meno avvolta in una fitta nebbia. Jeffrey gestì gli affari di Hendrix come suo manager in maniera, così dicono i testimoni, assai discutibile sia per quanto riguarda i guadagni, sia per i contratti con le case discografiche, tant’è vero che molto lo ritengono responsabile o comunque a conoscenza di fatti, che hanno portato alla morte del mancino di Seattle. Storie di mafia, denaro, droga e servizi segreti, che la sua tragica morte avvenuta per un incidente aereo avvenuto nel 1973, non hanno fatto che accrescere. Alla morte del manager, i diritti della musica e tutto il lascito andarono, su incarico della Warner, ad Alan Douglas, un produttore americano, che vide in questa storia la possibilità di arricchirsi e basta. Uno sciacallaggio veramente bieco e triste, che niente aveva a che fare con il lascito di un artista che aveva per sempre cambiato il mondo della musica e dell’arte. Fece uscire dischi postumi raffazzonati, canzoni incomplete finite con artisti che non avevano mai neanche conosciuto Hendrix, rovinando anche alcuni nastri per sempre. Un sacrilegio che, senza intervento della famiglia del musicista americano, si sarebbe perpetrato per anni, impunemente, rovinando per sempre l’immagine di Hendrix.  Sarebbe finita nel dimenticatoio, cancellata da brani prodotti in maniera orribile che confermavano la tesi allucinante dei media e dei giornalisti dell’epoca, che volevano un Jimi in fase decadente, depresso e senza ispirazione. Sacrilegio numero due. Una battaglia legale dura e senza esclusione di colpi, portò alla fine la vittoria della famiglia nel 1995, appena dopo che il buon Douglas, assieme a musicisti che con la musica di Hendrix centravano come i proverbiali cavoli a merenda, fece uscire il terribile Voodoo Soup. All’interno ci sono molti dei brani che trovate in questo disco, spacciati per il disco che Hendrix stava per terminare prima di quel fatale giorno. Bisognava rimediare e dopo aver fondato la Experience Hendrix LLC, i famigliari chiamarono il produttore Eddie Kramer, il genio della console che aveva lavorato fianco a fianco del genio della chitarra e che sapeva benissimo dove avrebbero portato le ultime idee di Jimi, per fargli prendere in mano tutto : discografia ufficiale, brani mai usciti e produzione. Il tesoro ora era in mani sicure. Il titolo scelto, oltre ad essere uno dei papabili per il suo quinto album ufficiale, è anche molto evocativo sulla musica che vi troverete e cioè proprio i primi raggi di quello che doveva essere una nuova direzione musicale e artistica, che la paventata e , ahimè, mai concretizzata, collaborazione con Miles Davis, avrebbe di certo sigillato. Solo 4 anni di vita artistica e il lascito è stato di portata enorme. Probabilmente la continua voglia di esplorazione lo avrebbe portato a creare cose che nessuno potrà mai, purtroppo, neanche immaginare: uno dei “se fosse vissuto di più…” più pesanti da rimarcare per la storia della musica. Scelto il titolo e la sognante copertina, Kramer riprese in mano i brani non completamente terminati (solo 4 erano finiti ed erano già finiti in altri dischi postumi ufficiali, che sono dovuti uscire per obblighi contrattuali) e diede forma alla scaletta voluta e pensata dal genio di Seattle. Il disco, allontanandoci da questo lungo preambolo e ascoltato solo come il quinto album di Jimi Hendrix, è un capolavoro. Un fantastico crossover fra rock, blues e soul di Harlem, funk e gioia di vivere ed esplorare: 17 brani di pura genialità hendrixiana. Pensate che questo disco, tolto il live anche lui fatto uscire per obblighi contrattuali Band of Gypsies, era il seguito di uno dei più belli ed influenti di sempre e cioè Electric Ladyland. Certo alcuni brani non sono completi, magari la direzione sarebbe cambiata, perchè come ben sappiamo Hendrix registrava ore e ore di musica con direzioni spesso opposte, invitava artisti di estrazioni diverse a partecipare a delle sessions che iniziavano in un club del Greenwich Village per poi magari metterle su disco. Suonava a casa, nello studio, in bagno, a letto…ovunque si trovasse la sua chitarra era con lui e le sue idee non stavano mai ferme. Ne siamo consapevoli, ma ci si può fidare di Eddie Kramer, che più di ogni altro conosceva Hendrix. Inoltre sono tutti pezzi stupendi: si va dal meraviglioso funk che ci travolge con le 3 canzoni iniziali Freedom, Izabella e Night Bird Flying, al blues delicato e intenso di Belly Button Window. C’è il rock-funk e i cori delle Ronettes in Earth Blues e potrei continuare a elencarli tutti, ma fatevi solo cullare dalle dita magiche di quest’uomo in questo viaggio nei suoi ultimi pensieri musicali. Immaginatevi seduti alla console degli Electric Lady Studios di New York, a fianco di Eddie Kramer e lasciate che le meravigliose note di Jimi Hendrix vi facciano vedere il paradiso, magari avvolto in una foschia porpora. Un posto dove il rock, il blues, il jazz, il soul e il funk sono fusi in un fiume di emozioni. Provate ad ascoltare Hey Baby (New Rising Sun) e ditemi che non siete tentati di viaggiare nel tempo e fermare qualsiasi cosa sia successa quella sera del 18 settembre 1970, per fargli avere più tempo, solo un po’ più di tempo, per diradare la foschia sulle sue idee e guidarci verso un nuovo solo nascente.

Buon ascolto,

Trex Willer

(potete trovare la versione inglese di questo articolo a questo link : https://www.trexroads.com/first-rays-of-the-new-rising-sun-jimi-hendrix-1997-english/ )

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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