Decibel – Il Punk di culto

La carriera di Enrico Ruggeri è stata, per un certo verso, tutta di “culto”. Dai suoi inizi nella band “del liceo” alla sua esplosione definitiva come cantautore solista, il Rouge, il suo storico soprannome, non ha mai avuto quel successo da big che in Italia le case discografiche riservano a generi e personaggi mai fuori dal coro. Ma la parte di carriera che  viene definita di culto per antonomasia è quella degli inizi, quella del punk, della new wave, del progressive : quella dei Decibel. La loro nascita avviene fra i banchi del Liceo Berchet di Milano nel 1977, in quegli anni dove in Italia e soprattutto a Milano tutto era “politico”, o eri di qua o eri di là, sinistra o destra. Ma Ruggeri non ha mai accettato questa catalogazione e si è sempre “emarginato” da questo mondo in un modo che poi ha caratterizzato anche la sua carriera solista. La musica era quello che cercava per “evadere” e come tanti ragazzi cercò di sfondare e prese a modello il movimento nascente del punk inglese, i Clash e i Sex Pistols saranno una fonte d’ispirazione fondamentale per la band che verrà. Si sa gli incontri fra i banchi del liceo possono essere di quelli che cambiano la vita per sempre e per il Rouge conoscere Silvio Capeccia e Fulvio Muzio, ha fatto scattare la scintilla. Aveva trovato qualcuno che vedeva il mondo come lo vedeva lui e che metteva al primo posto l’amore per la musica nella propria vita, non per la politica come avveniva nei giovani milanesi di quegli anni. Chi è stato giovane alla fine dei settanta ma anche poi negli anni ottanta e ha amato la musica, ha provato le stesse sensazioni, suonare in scantinati freddi e bui, cercando di imitare idoli inglesi o americani che ce l’avevano fatta. Avevano scosso il sistema e avevano fatto fortuna : il lavoro dei sogni, incidere dischi e salire su di un palco “arringando” folle adoranti. Il sogno di diventare musicista, di essere il nuovo Lou Reed, era quello che spingeva Ruggeri, trovare una band con cui iniziare e l’occasione capitò in una di quelle bacheche che chi è nato con internet nella culla non può capire o conoscere. Una bacheca di annunci “cercasi…” , uno di quegli annunci di uno che cercava un cantante con un numero di telefono da chiamare. Proviamoci, avrà pensato il buon Enrico e tutto nacque lì da quel “proviamoci”. Il batterista Roberto Turatti aveva una cantina, fondamentale per un batterista che vuole provare e per una rumorosa band che voleva scuotere le fondamenta dell’establishment, e un gruppo formato dal chitarrista Pino Mancini e dal bassista Erri Longhin : i Trifoglio. Una band punk arrabbiata e selvaggia, che voleva urlare al mondo di esserci e di essere diversi dalla massa. La prova con il nuovo, originale cantante e il suo amico tastierista Capeccia, andò abbastanza bene. Ora la prova del fuoco era la “strada”.

Ecco in quegli anni tenere dei concerti a Milano, suonando punk era visto come “fascista” e le esibizioni spesso finivano con risse e botte quando intervenivano i cosiddetti “anti-fascisti militanti”, ma il tutto non scoraggiò mai i nostri anzi usarono queste situazioni a loro vantaggio in un episodio che cambiò per sempre le loro vite fin ad allora anonime, ma ci arriveremo. Prima i ragazzi capirono che il loro nome non era adatto, troppo banale e con un cantante che aveva creato il proprio look saccheggiando il mercatino londinese di Camden, destando le ire di chi lo vedeva come un pericoloso deviato fascista, dovevano avere un nome più evocativo. La scelta cadde su Decibel, da una frase di una canzone dei Mott The Hopple. Ecco ora ci voleva qualcosa per scatenare un terremoto “mediatico”. Arrivò quindi un’idea geniale avuta da Ruggeri, che pare uscita dalla mente del manager Malcolm McLaren che aveva “creato” il mito dei Sex Pistols. I ragazzi fecero un volantino in cui si diceva che il 4 ottobre 1977 presso il locale Piccola Broadway di Corso Buenos Aires a Milano si sarebbe tenuto un concerto punk dei neonati Decibel, con il nome scritto in grassetto e ben in evidenza. Costo dell’ingresso : 1500 lire. Milano fu tappezzata da questi duemila volantini dalla fine di settembre di quel 1977. La genialità dell’idea era che il concerto non sarebbe mai avvenuto e immaginate la faccia del gestore del locale quando si vide arrivare una folla di 300 punk scatenati che erano venuti per il concerto da tutta la Lombardia e che vennero affrontati da un grosso corteo di anti-fascisti, che erano venuti per impedirne lo svolgimento. La rissa che si scatenò venne sedata dalla polizia e ebbe una forte eco su tutti i principali quotidiani nazionali.  La popolarità che scatenò il fatto attorno al nome Decibel, destò la curiosità di tante etichette discografiche che volevano accaparrarsi questi artisti che avevano un così grande seguito. Grande resa, minima spesa. Alla fine decisero di accettare la proposta della nuova etichetta di Shel Shapiro, la Spaghetti Records, ed incisero il loro primo 33 giri : Punk. Il disco è un disco di punk rock molto cupo, vagamente ispirato al sound di Lou Reed, ma è nei testi che si intuisce che Ruggeri diventerà autore tagliente e mai banale. Si pensi soprattutto al brano Superstar, dove in pratica anticipò la problematica di fans “ossessionati” dai propri idoli, bubbone che “esplose” agli occhi del mondo due anni dopo con l’omicidio di John Lennon. La particolarità del disco, oltre ad essere stato affossato dalla critica come un bieco tentativo commerciale mal riuscito, è che tutte le canzoni erano a firma dei Dik Dik, poiché nessuno dei Decibel risultava iscritto alla SIAE. Inoltre non vide mai le luci dei negozi per problematiche di distribuzione e quindi divenne negli anni oggetto di culto assai costoso. Oggi tuttavia è stato riscoperto ed è considerato uno degli album di riferimento del rock italiano alternativo. L’insuccesso commerciale e la volontà di Ruggeri, di non essere mai banale o catalogato, spinse il gruppo a cercare nuove ispirazioni, deviando il loro sound verso la new wave. Un genere meno arrabbiato e furioso, ma più tecnico e riflessivo, una sorta di ponte verso nuove sonorità più “impegnate”. Lo stesso insuccesso spinse al contrario gran parte dei Decibel, a cercare altre strade di vita. Ruggeri convinse Capeccia a tornare nella band assieme al chitarrista tastierista Muzio, che nel frattempo aveva formato un altro gruppo che “saccheggiò” portandosi dietro il bassista Mario Riboni. Ai quattro si aggiunse un nuovo batterista, Tommy Mianazzi. Tutto era apparecchiato per firmare un nuovo contratto con la Spaghetti Records e incidere due singoli nuovi di zecca, Indigestione Disko, chiarissima ribellione alla moda dell’epoca, e Mano Armata : era il 1979.

I brani hanno ancora una forte anima punk ma lo spazio dato ai sintetizzatori di Capeccia e il lavoro chitarristico più ricercato e meno martellante, deviarono il loro sound in maniera decisa verso la new wave, meno rabbiosi e più sofisticati. Al contrario dal vivo i ragazzi milanesi alimentarono la loro fama di piantagrane e cattivi, causando risse col pubblico e mandando in bestia i gestori dei vari locali. Tutto ciò accrebbe tantissimo la loro fama e sempre più gente voleva vedere i “cattivi” all’opera sul palco. La nuova matrice sonora dei Decibel trovò il giusto epilogo nella loro canzone capolavoro, che grazie alla successiva partecipazione a Sanremo divenne famosa a livello nazionale, e cioè Contessa. Un brano elegante e ispirato dal cabaret degli anni ’30 con un testo graffiante che per anni venne frainteso e considerato una dedica molto critica a Renato Zero, cosa sempre smentita dal Rouge. Ma servì anche questo allo scopo di aumentarne la fama. L’album che scaturì da questo periodo, Vivo da Re, fu un ottimo successo commerciale e anche di critica, che lo considerava un originale album di un nuovo rock italiano. All’interno oltre alla citata Contessa, sicuramente degna di nota è la title-track che Ruggeri eseguirà poi sempre nelle sue esibizioni live soliste. Altro assoluto capolavoro della musica rock italiana. Il successivo tour promozionale, sfociato nella partecipazione al Cantagiro, fu l’ultimo per la band.

I problemi legati alla casa discografica che si era scissa, e i problemi interni legati alla leadership, come in tutte le band che raggiungono un discreto successo, portò allo scioglimento. Come era chiaro fin dagli inizi, il motore trainante dei Decibel era Enrico Ruggeri e difatti fu l’unico che riuscì a intraprendere una carriera solista ai vertici. Con l’aiuto del suo produttore storico, Silvio Crippa, riuscì a diventare uno dei cantanti italiani rock di culto in questi anni, mai davvero top ma di sicuro riferimento per la musica d’autore di qualità. Tutto questo grazie ad un altro incontro che gli cambierà la vita : quello con il talentuoso chitarrista Luigi Schiavone…ma questa è un’altra storia che iniziò nel 1981 ed è durata fino al 2019.

Nel 2016 dopo quasi 40 anni i Decibel si sono ritrovati, hanno suonato di nuovo assieme ed hanno regalato ai loro fan un ottimo come-back  discografico che ha nel titolo una dichiarazione d’intenti ben chiara, Noblesse Oblige, cioè una musica non per tutti, non commerciale ma sempre di qualità, seguito da quello che può essere definito uno dei più bei dischi della discografia di Ruggeri e cioè L’Anticristo (2018). Un disco di una bellezza lirica e musicale davvero impossibile da trovare nel panorama musicale italiano. Una band fondamentale per il rock italiano che se fosse nata vicino al mercato di Camden e avesse esordito all’ Electric Ballroom, avrebbe di certo avuto tutta un’altra storia nelle enciclopedie musicali non solo italiane ma forse ai fans del Rouge e anche a lui piace così, in fondo è sempre noblesse oblige o no?

Buon ascolto,

Trex Willer

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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