“Blacktop Run” – Sonny Landreth (Provogue Records, 2020) : la slide e le paludi della Louisiana

Ci sono musicisti che non hanno raccolto in fama e riconoscimenti quello che meritavano, artisti che hanno segnato un’epoca, maestri che ogni amante della musica di qualità dovrebbe conoscere, e che non sbagliano mai un colpo. Ecco Sonny Landreth, cresciuto a Lafayette, Louisiana è uno di quelli, uno che dovrebbe stare nei libri di storia come uno dei più grandi, un signore che è il maggior esponente della musica della sua terra, quel blues sporco intriso dell’umidità della palude ma anche di quel sano soul dall’anima festaiola proprio di New Orleans, maestro assoluto della tecnica chiamata slide, un virtuoso come ne esistono pochi e ancor più rara è la sua abilità nello sfornare dischi di qualità eccelsa. Dopo il meraviglioso doppio live del 2017 Recorded Live in Lafayette, un fantastico affresco della sua splendida carriera suonato fra le mura di casa, eccolo regalarci una perla assoluta di blues della Louisiana, accompagnato da musicisti altrettanto eccelsi come il pianista e fisarmonicista Steve Conn, il batterista Brian Brignac e uno dei fedelissimi e cioè il bassista Dave Ranson. Con la produzione di nuovo affidata nelle mani del suo produttore storico, R.S. Field, il suono che sgorga da queste 10 perfette tracce è Landreth-sound all’ennesima potenza e basta mettere sul piatto la prima traccia per accorgercene, la title-track inizia con quel suono che potrebbe fuoriuscire solo dalle sue dita intrise dell’anima della palude, un brano quasi perfetto che la voce roca di Sonny e i contro-canti arricchiscono di un’anima soul e la ritmica infuocata e i suoni intrecciati rendono unica, potremmo anche premere stop e mettere via il tutto e saremmo già felici ma poi ci sono pezzi come Mule, quelle canzoni che immagini di canticchiare in qualche locale improvvisato di New Orleans,  e allora prosegui felice nell’ascolto di questo meraviglioso disco. Ci sono 4 pezzi strumentali ma non ce ne accorgiamo tanto è fluido e piacevole l’ascolto, se non ci credete ascoltatevi Lover Dance With Me e vedrete che non manca nulla, la voce è la sua chitarra dal sapore zydeco. Stupenda. La produzione esalta l’affiatamento quasi irreale della band che si esibisce in altri brani strumentali dall’anima quasi jazz con svisate rock come Groovy Goddess, un brano che esalta le abilità alla tastiera di Steve Conn e che doveva essere eseguito nel disco di duetti del 2008 From The Reach con Santana e che qui risplende di luce propria. Un pezzo storico a suo modo è la sinuosa semi-ballata Something Grand che chiude il disco, erano anni che Landreth non si esibiva in un assolo in una sua canzone ma non per questo la qualità scema anzi l’organo magico di Conn le dona un carattere unico e il brano è uno dei più intensi del lotto ed è un finale perfetto di un disco magnifico. Un disco che consiglio a tutti gli amanti della musica di qualità, del blues più sporco ma anche di quello magico, quello ha reso celebre la terra d’adozione di questo magico artista e cioè la Louisiana (per inciso lui sarebbe originario del Mississippi ma è cresciuto a Lafayette). Anche questa volta Sonny Landreth ci regala un disco che sarà certamente annoverato fra i migliori dell’anno, come lo era stato il precedente del 2017, fusione mirabile di stili e produzione al massimo della qualità, senza tralasciare una voce perfetta per questo sound.

Buon ascolto amici.

Sonny Landreth

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

Verified by MonsterInsights