“Alma” – Enrico Ruggeri (2019)

Dopo l’ottimo ultimo lavoro con la sua band i Decibel e soprattutto superati i gravi problemi alle corde vocali che lo avevano afflitto negli ultimi tempi, se c’era chi aveva dei dubbi che il solista Enrico Ruggeri avesse smesso di pensare e suonare nuova musica autografa, si sbagliava e alla grande. Il titolo è probabilmente un omaggio alla musica del Rouge, sempre diviso fra la sua anima rock e quella invece di cantastorie folk, le sue due anime, così diverse e così unite. Un album che è una nuova partenza perché è il primo dal 1981 senza il suo fido chitarrista Luigi Schiavone, probabilmente un maniera per dare una sterzata, nuova linfa ad un nuovo inizio ma una cosa resta la stessa del passato : la qualità della sua musica e soprattutto delle sue storie. La band scelta da Ruggeri è di altissimo livello e su tutti spicca il lavoro alle tastiere e al pianoforte di Francesco Luppi e alle chitarre da Paolo Zanetti, un suono live senza l’ausilio di computer che ha lo stesso sapore che avevamo piacevolmente gustato nell’ultima fatica dei suoi Decibel (L’Anticristo, 2018). Un disco coraggioso e senza briglie nel quale si possono ascoltare il punk rock ma anche omaggi evidenti al sound dei settanta che Ruggeri non ha mai fatto mistero di amare. Un lavoro che va gustato, assimilato in ogni sua parte, sarebbe un peccato mortale non apprezzarne le sfumature musicali e liriche. Un’abilità che è nel DNA anche del figlio Pico che ha collaborato alla musica e al testo del singolo, Come Lacrime Nella Pioggia, parole come non si trovano nelle radio di oggi e che sono incastonate in un brano intenso, simile ma diverso da tutto il Ruggeri conosciuto, “le nostre vite passano / apparentemente poco resta di noi / come frasi che hai scritto in spiaggia / come lacrime nella pioggia”.  Emozionante la ballata Un Pallone (nella quale compare Ermal Meta, la cui voce si incastra alla perfezione) dedicata al simbolo della lotta allo sfruttamento del lavoro minorile e cioè il bambino pakistano Ikbal Masih , Ruggeri sostituisce i tappeti coi palloni per elevare ancora di più i sogni di un bambino, ma il messaggio arriva diretto come un pugno nello stomaco diretto al mondo consumistico occidentale.  Supereroi è il brano più affine all’anima punk del Rouge, un riff diretto e coinvolgente che probabilmente scatenerà le folle nei suoi live mentre il testo, apparentemente per bambini, ha diverse sfaccettature non solo la mera celebrazione dei fumetti che hanno segnato le vite di tutti noi ma anche risvolti molto attuali che però lasciamo interpretare all’ascoltatore. L’anima di chansonnier, colto e profondo ha il suo picco nella meravigliosa L’Amore ai Tempi del Colera, con la sua ispirazione letteraria e il pianoforte che cesella una ballata come il Rouge non scriveva da tempo, poco pochissimo per la radio e moltissimo per le orecchie che amano la musica di qualità. Come diceva la pubblicità per molti ma non per tutti. La successiva Il Treno Va ha un feeling molto anni ’70, veloce e trascinante, perfetti gli assoli finali e il riff, un Ruggeri ispirato e coraggioso, coraggio che esplode in tutto il suo splendore nella canzone finale e cioè Forma 21. Un pezzo che poteva pensare, immaginare e comporre solo un musicista di un livello non comune. Va bene la dedica ad una delle sue ispirazioni e probabilmente ad uno dei musicisti più importanti della storia del rock, non è un’idea nuova ma immaginare e dipingere le ultime ore del grande Lou Reed, prendendo ispirazione dalla lettera che la moglie Laurie Anderson aveva scritto per lui dicendo che era morto mentre faceva appunto la forma 21 che nel Tai Chi è l’esercizio in cui ti elevi verso il cielo, è privilegio di un grande artista. Un pezzo ispirato ed emozionante, una riflessione sulla vita e sulla morte attraverso gli occhi di un grande uomo arrivato alla fine, stupore e spiritualità : “poi mi sono fermato nel centro di un lungo silenzio che mi ha investito / respirando l’immobilità di quell’attimo prima dell’infinito / ed ho unito le mani lasciando che il gesto solenne dell’ultima sera sembrasse una preghiera” Uno dei pezzi più intensi, liricamente e musicalmente, mai scritti da Ruggeri ma forse da chiunque almeno in Italia negli ultimi anni. Chapeau! Un disco in cui la banalità non è di casa, in cui il radiofonico da canticchiare non trova spazio, un disco intenso emozionante e colto perfetta espressione dell’Enrico Ruggeri attuale, coraggioso ispirato e vitale come non mai. Lo abbiamo celebrato leader di una grande punk band l’anno scorso, quest’anno come solista con nuovi compagni di viaggio, le polemiche social su quale dei due sia meglio o con chi, le lasciamo ad altri, speriamo invece che Dio conservi così a lungo e in salute entrambe le sue Anime, ne abbiamo bisogno.

Buon ascolto,

Trex Willer

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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